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Chiesa del Primato di Pietro & Itinerarium Egeriae-Itinerario di Egerìa

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MessaggioTitolo: Chiesa del Primato di Pietro & Itinerarium Egeriae-Itinerario di Egerìa Chiesa del Primato di Pietro & Itinerarium Egeriae-Itinerario di Egerìa Icon_minitimeSab 28 Giu 2014 - 19:58

Seguito di San Pietro Apostolo Primo Papa ( 29 giugno) & Lo Trovi ► Chiesa del Primato di Pietro & Itinerarium Egeriae-Itinerario di Egerìa Stemma10

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Chiesa de "il Primato di Pietro"
Tabga, in Galilea,
nello Stato di Israele,
posizionata sulle rive
del lago di Tiberiade.
Nel luogo di questa apparizione vi è oggi una cappella in basalto detta "il Primato di Pietro", che si erge su di uno scoglio a strapiombo sul lago, accessibile tramite una scala scolpita nella roccia, che scende sino ad una caletta. Eteria, una pellegrina proveniente dalla Spagna, che riferisce del suo viaggio nei luoghi santi in una cronaca risalente alla fine del IV secolo,
cita "la scala dove stava il Signore". La cappella attuale, che risale al 1935, ha sostituito un antico santuario, spesso riedificato dopo il passaggio di Eteria, e che si chiamò a lungo
"la chiesa dei dodici apostoli", perché si supponeva che Cristo vi avesse battezzato i suoi discepoli.La chiesa (recente anch'essa) riporta antiche vestigia di chiese precedenti di epoca bizantina.



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Chiesa de "il Primato di Pietro"
La roccia conservata all'interno della chiesa e denominata Mensa Christi
La chiesa del Primato di Pietro è una chiesa di Tabga, in Galilea, nello Stato di Israele, posizionata sulle rive del lago di Tiberiade.Questo luogo fu oggetto di culto nei primissimi anni del Cristianesimo.

Essa fa riferimento all’episodio evangelico del conferimento a Pietro del primato all’interno del gruppo degli Apostoli e della sua nomina a Primo Ministro della Chiesa (cfr. Giovanni 21,1-19).

Scavi effettuati dai Francescani ne 1968 hanno portato alla luce tracce di un’antica cappella d’epoca bizantina e datata tra IV e V secolo, che cadde con le invasioni persiana ed araba. Nei secoli successivi continuano le testimonianze di pellegrini che affermano l’esistenza sul luogo di un edificio religioso, chiamato Chiesa degli Apostoli o dei Dodici Troni. I crociati, nel XII secolo aggiunsero alla chiesa un castello fortificato. Il tutto cadde con la fine del regno crociato.

La chiesa attuale fu costruita dai francescani nel 1933. All’interno è conservata una roccia, chiamata Mensa Christi, che la tradizione afferma essere quella su cui Gesù, dopo la pesca miracolosa, preparò da mangiare ai suoi discepoli e conferì il primato a Pietro. Su questa stessa roccia si prostrò in preghiera papa Paolo VI durante il suo pellegrinaggio in Terra santa nel 1964.

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Egeria (pellegrina)
« Proseguendo nel cammino, arrivammo ad un luogo dove i monti, attraverso i quali stavamo andando, si aprivano e formavano una valle immensa che si estendeva a perdita d'occhio, tutta pianeggiante e molto bella, e oltre la valle appariva la santa montagna di Dio: il Sinai.  "...non lontano da Cafarnao si vedono i gradini di pietra sopra i quali il Signore stette". »
(Egeria, Itinerarium 1, 1)


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Resti di una scalinata sulle sponde del Lago di Tiberiade descritta da Egeria
Egeria, anche nota come Eteria (... – ...), è stata una scrittrice romana del IV-V secolo, autrice di un Itinerarium in cui racconta il suo viaggio nei luoghi santi della cristianità.

Fu identificata da alcuni studiosi con Silvia, originaria della Gallia, parente del ministro dell'imperatore Teodosio I, Flavio Rufino. Nuove ricerche, invece, hanno permesso di stabilire che l'autrice dell'Itinerarium è la stessa pellegrina Egeria, menzionata in una lettera di un monaco di nome Valerio vissuto nell'Alto Medioevo.


Egerìa o Eterìa
Partendo dagli scarsi elementi a disposizione, molti studiosi ipotizzano che Egeria / Eteria fosse una donna ricca della classe media, proveniente dalla Gallia o dalla Spagna, e non una consacrata come la tradizione vorrebbe: un viaggio tanto lungo e costoso non pare compatibile con la vita monastica. Il suo pellegrinaggio durò all'incirca quattro anni e con ogni probabilità si svolse tra il 381 e il 384; la parte dell'opera che ci è giunta è quella centrale, e descrive l'ultimo periodo trascorso da Egeria a Gerusalemme, dove aveva soggiornato per ben tre anni. Con ogni probabilità il resoconto del pellegrinaggio fu redatto solo dopo il ritorno in patria, sulla base di appunti presi durante il viaggio. Il testo è un lungo susseguirsi di descrizioni, sia dei luoghi sacri sia dei costumi degli abitanti locali, ma soltanto dei cristiani: la realtà pagana viene del tutto ignorata.
Dall'opera ci viene l'immagine di una donna colta, imbevuta in particolare di cultura biblica, attenta a descrivere le differenze dei luoghi visitati rispetto a quelli a lei noti e dotata di spirito critico (nel testo Egeria dimostra di non credere a tutto ciò che le guide le raccontano)il suo carattere, la sua forza e la sua determinazione si intuiscono mano mano si procede nella lettura dei suoi scritti, delle sue descrizioni di luoghi, persone e azioni.


Itinerario di Egerìa o Eterìa
Lucida, colta, curiosa Egeria intraprese un viaggio attraverso il Medio Oriente che la portò consapevolmente sulle orme non solo degli Apostoli e dei primi martiri, ma dello stesso Gesù Cristo. Il tratto più evidente della sua personalità è l'itinerario scelto da questa donna coraggiosa, spinta da una profonda fede che la portò ad affrontare indicibili fatiche soprattutto per una donna, che le fa compiere con gioia ogni passo del suo lungo cammino. La sua meraviglia nel vedere di persona i luoghi della vita di Gesù è la stessa che ci auguriamo di provare noi, più di 1500 anni dopo.
Egeria scrisse le proprie osservazioni in una lettera ora chiamata Itinerarium Egeriae, o Peregrinatio Aetheriae (il Pellegrinaggio di Eteria) o anche Peregrinatio ad Loca Sancta (Pellegrinaggio in terra Santa).Scrive in un latino probabilmente colloquiale, distante da quello classico e sembra che il suo maggiore riferimento sia stata la Bibbia, del cui stile si colgono gli echi in alcuni punti.



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Itinerarium Egeriae
Pellegrinaggio di Eteria
Dell'opera itineraria è rimasta solamente la parte centrale, che fu copiata nel Codex Aretinus, scritto a Montecassino nell'XI secolo. Il codice fu scoperto nel 1884 da Gian Francesco Gamurrini, che trovò il manoscritto in una biblioteca monastica di Arezzo.
Nel VII secolo il monaco Valerio, scrisse a sua volta una lettera in cui lodava l'autrice, fornendoci altre informazioni su di lei e sul suo itinerario. Altri testi successivi citano parti del testo perdute nel manoscritto di Arezzo, ma citate da Valerio.
Il nome dell'autrice è incerto, a seconda delle versioni del testo (Aetheria o Egeria), ma Valerio riferisce che si trattava di una monaca, che aveva scritto il diario di viaggio del suo pellegrinaggio in una lunga lettera alle sue consorelle (alle quali nel testo si rivolge appunto con l'appellativo di "sorelle").Tuttavia la libertà di un'assenza tanto lunga (circa quattro anni) e il costo considerevole del viaggio sembrano in contrasto con tale identificazione, mentre l'appellativo di "sorelle" e "fratelli" era frequentemente utilizzato all'epoca della redazione del diario anche al di fuori delle comunità monastiche: l'appellativo ha probabilmente tratto in inganno lo stesso Valerio. Egeria-Eteria era dunque più probabilmente una ricca donna della classe media, originaria probabilmente della costa atlantica della Spagna o della Gallia.
Il pellegrinaggio di Egeria si svolse sicuramente, sulla base dei riferimenti presenti all'interno del testo ad altri avvenimenti, tra il 363 e il 540, ma la data più comunemente accettata è il 381-384. La parte del testo conservata descrive la fine della sua permanenza a Gerusalemme, dove si era trattenuta per tre anni. Il testo venne probabilmente redatto dopo la fine del viaggio, sulla base di appunti presi in precedenza e alcune descrizioni sembrano essere state redatte dopo il suo ritorno a Costantinopoli.
Dal punto di vista linguistico il testo rappresenta una testimonianza dell'evoluzione del latino: espressioni come "deductores sancti illi" ("quelle sante guide", con il significato di "le sante guide") aiutano a far luce sull'origine dell'articolo definito nelle lingue romanze.

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